Testi di Maestri buddhisti e non, contemporanei e del passato, trovati in rete, tradotti e riadattati.
Possa questo mio modesto contributo essere di beneficio per tutti gli esseri.
- Thupten Nyima -
"... Nel Buddismo, malgrado la riluttanza dei maestri nell'ammettere le donne nell'ordine, la femminilità fu una necessità psicologica e fu inclusa nella relativa struttura spirituale. La compassione - l'aspetto più tenero dell'essere, sia umano che divino, che era il cuore del Buddismo - si rivelò al meglio nella struttura femminile. Quindi, nel corso del tempo, il femminile dominò così tanto l'ambiente buddista che persino immagini di alcune divinità maschili, come Avalokiteshvara, furono concepite con sembianze un pò femminili nella loro figura e come aspetto essenziale della personalità..."
"... Ciò che accade quando ci si addormenta è molto simile a ciò che si verifica al momento della morte. Questa è la ragione dell'importanza sia di praticare la meditazione durante lo stato di veglia, sia di restare coscienti al momento di addormentarsi.
Se si medita ad alti livelli di concentrazione, si acquisisce la capacità di percepire i cambiamenti che si verificano nella mente al momento di cadere addormentati. Quando ci si addormenta, l'elemento bianco maschile scende dalla parte superiore del corpo al livello del cuore e l'elemento rosso femminile sale dalla parte inferiore del corpo, anch'esso al livello del cuore. Quando i due elementi si uniscono....."
Delog, di ritorno dall'aldilàa cura di Thupten Nyima

U
n fenomeno presente nella cultura tibetana, molto simile alle esperienze di pre-morte e fin’ora poco studiato e documentato, ha negli ultimi anni attirato l’attenzione degli antropologi. Sono stati raccolti diversi casi, sia contemporanei che del passato, riguardanti persone straordinarie chiamate delog, “coloro che tornano dall’aldilà”.
Apparentemente morte per ore o anche per giorni, queste persone rivivono spontaneamente e descrivono dettagliatamente il loro viaggio nei mondi ultra-terreni, enfatizzando gli insegnamenti morali e spirituali del Buddhismo tibetano.
I delog costituiscono quindi un vero e proprio ponte fra le pratiche della cultura sciamanica e il fenomeno contemporaneo delle esperienze di pre-morte.
La seguente è l’introduzione al libro di Dawa Drolma, praticante Vajrayana di elevate realizzazioni diventata delog, scritta da suo figlio Chagdud Tulku Rinpoche:


Un altro testo riguardante i delog, con la storia di cinque di essi:


Bryan J. Cuevas
Travels in the Netherworld: Buddhist Popular Narratives of Death and the Afterlife in Tibet


L’unico testo che presenta uno studio approfondito del fenomeno delog dal punto di vista antropologico, sociale, psicologico e spirituale:


Amitabha - Tibet Orientale - XVII° Sec.


La Visione è la Mente
La Mente è Vuota
La Vacuità è Luce Chiara
La Chiara Luce è Unione
L'Unione è Grande Estasi
Questa è l'istruzione del cuore di Dawa Gyaltsen, un Maestro Bon di meditazione che è vissuto nell'8° secolo A.C. Era il 24° Maestro di un lignaggio Bon continuo ed ininterrotto, che praticava gli insegnamenti dello Zhang Zhung Nyen Gyu. Questi insegnamenti costituiscono una introduzione diretta alla natura della mente e non sono elaborati con forme rituali. Le istruzioni essenziali di questi Maestri, il loro consiglio del cuore per i loro studenti, sono spesso costituiti soltanto da alcune righe, ma queste poche righe possono guidare il fortunato praticante a riconoscere la propria autentica natura come il Buddha....
"... Quando si studia il buddhismo, studiamo noi stessi: impariamo a conoscere la natura della nostra mente. Una tendenza istintiva della mente umana è la ricerca della felicità, e da questo punto di vista, orientali e occidentali non sono diversi. Tuttavia, se il vostro stile di vita dà troppa importanza al mondo sensoriale cui vi aggrappate emotivamente, ciò è molto pericoloso perché non avrete controllo su voi stessi..."
"... Quando parlo della mente, non mi riferisco solo alla mia mente, alla mia attitudine. Sto parlando della mente di tutti gli esseri viventi dell'universo. Il nostro modo di vivere, il nostro modo di pensare è dedicato in primis alla ricerca del piacere materiale. Riteniamo che gli oggetti dei sensi abbiano la massima importanza, e ci dedichiamo materialisticamente a tutto ciò che ci può rendere felici, famosi o popolari. Anche se tutto ciò proviene dalla nostra mente, siamo a tal punto totalmente preoccupati dagli oggetti esterni da non osservare mai dentro di noi, esaminando la nostra mente per domandarci cosa li rende così attraenti..."
"... Abbiamo visto come la meditazione sia il cuore del sentiero verso l'illuminazione. Sebbene ottenere l'illuminazione possa non essere l'obiettivo di tutti, quelli di noi che desiderano fare come il Tathagatha decideranno di percorrere il sentiero verso l'illuminazione; per noi, la meditazione è necessaria.
Altri invece preferiranno condurre una vita normale, ma potrebbero desiderare di migliorare la loro condizione. In un modo o nell'altro verranno a conoscenza della natura della mente e alla fine guidati alla Buddhità. Alcuni di noi vogliono smettere di soffrire. Dal momento che la premessa dell'intero insegnamento del Buddha è che la sofferenza è la causa o radice di ogni cosa, sia che la nostra motivazione sia raggiungere la Buddità o smettere di soffrire, il percorso è lo stesso...."
"... Alcuni praticanti occidentali dicono che il Buddhismo tibetano è costituito in parte da tradizioni tibetane ed in parte dalla pratica del Dharma, e che non riescono sempre a distinguere l'uno dall'altra. E' molto importante conoscere la differenza..."

Divinità pacifiche e irate - Nyingma - XVIII° Sec.

"... Coloro che praticano il vajrayana, gli insegnamenti tantrici segreti, hanno un impegno sacro nel non rifiutare le emozioni di attaccamento, rabbia, ignoranza, orgoglio e gelosia. La ragione e' che se le lasciano, essi non saranno mai in grado di scoprire la saggezza che e' loro intrinseca. Nell'abbandonare i cinque veleni, abbandoniamo contemporaneamente qualsiasi possibilita' di realizzare le cinque saggezze, dato che esse non saranno mai trovate se non nelle emozioni..."
Eventi straordinari




I "ringsel" (sanscrito "sarira") sono una tipologia di reliquie a forma di piccole sfere bianche o policrome che a volte si rinvengono fra le ceneri risultanti dalla cremazione di un praticante. La presenza di queste perle, soprattutto se di cinque colori, viene interpretata come la certezza che il praticante ha conseguito i cinque corpi e le cinque saggezze. Solo raramente la scomparsa del corpo fisico durante la manifestazione del corpo di arcobaleno (segno della suprema realizzazione Mahamudra e Dzogchen) è completa, mentre sono più frequenti i casi in cui residuano i ringsel.
A volte la parola "ringsel" è tradotta come "santuario" o "scrigno", e quindi usata per indicare qualcosa che proviene da un luogo santo o che contiene qualcosa di prezioso. "Reliquie del santuario/scrigno del cuore "sono i ringsel che si suppone provengano dal cuore/mente di un realizzato. In un'accezione più vasta, essendo nel Buddhismo un santuario qualcosa che è stato costruito per ricordare qualcos'altro di essenzialmente intangibile, ecco che la funzione dei ringsel diventa appunto quella di ricordarlo o costituire un tramite con esso. Per questo i ringsel sono sempre considerati fonte di potenti benedizioni.
Nel filmato i ringsel cadono dal cielo durante la preghiera officiata da A_zom Rinpoche per il raggiungimento della Terra Pura di Amitabha.
"... Prima di tutto, dobbiamo sapere perché facciamo le prostrazioni. Noi non le facciamo per ingraziarci qualcuno. Non le facciamo per il Buddha. Tali concetti sono completamente errati. Il Buddha non è un dio di questo mondo. Noi ci prostriamo per purificare tutte le situazioni del passato nelle quali non abbiamo rispettato gli altri. Essendo interessati alla nostra soddisfazione e a noi stessi, abbiamo commesso molte azioni negative.
Le prostrazioni ci aiutano a riconoscere che c'e qualcosa di più significativo di noi stessi. In questo modo noi purifichiamo l'orgoglio che abbiamo accumulato attraverso innumerevoli vite pensando: "Io ho ragione", "Io sono migliore degli altri", "Io sono il più importante"...."
Ani Jetsun Rinpoche
canta la


"... Tara (in tibetano : sGrol-ma) è una delle dee più amate venerate dagli appartenenti al Veicolo di Diamante, la forma tantrica del buddhismo tuttora praticata in Tibet, in Mongolia e in tutta la regione himalayana.
Divinità femminile di origine indiana, è un Bodhisattva Celestiale che personifica la materna ed amorevole sollecitudine dei buddha nel suo aspetto di intervento rapido ed efficiente per proteggere e salvare tutti gli esseri senzienti. Nella sua raffigurazione più comune - denominata Tara Verde - è rappresentata seduta su di un trono di loto : la sua gamba sinistra è ripiegata (simbolo del controllo sul desiderio e sull'energia sessuale) e la destra è protesa col piede appoggiato su un piccolo loto più in basso (per indicare che è pronta ad alzarsi per venire in aiuto di tutti gli esseri)..."
Avalokiteshvara/Chenresig
Tibet Orientale XVIII° Sec.


"... Gli insegnamenti buddhisti possono essere suddivisi in via del sutra e via del tantra. La via del sutra e' basata sulle cause, e quella del tantra sugli effetti. Si tratta in entrambi i casi di usare una via per liberare noi stessi da una visione dualistica in modo da poter raggiungere lo stato di liberazione. Sulla via del sutra si analizza come prima cosa la causa che porta ad una visione dualistica. Si scopre che la radice di questa visione dualistica e' l'aggrapparsi ad un "io", la nostra ignoranza. Poi si continua l'analisi. Da dove proviene questa idea? Qual'e' l'essenza dell'aggrapparci ad un "io"? Quali sono i suoi segni? Cosa ne e' la causa, etc.? Infine, si arriva alla conclusione che la propria identita' non esiste veramente..."

"... La trasmissione da mente a mente dei Buddha IL DHARMAKAYA: SAMANTABHADRA (TIB. KUNTUSANGPO) Tutti gli insegnamenti dello Dzogchen discendono direttamente dallo stato della più alta realizzazione, dalla condizione primordiale di completa libertà da ogni punto di riferimento concettuale. Questo stato di perfetto risveglio, privo di caratteristiche e attributi osservabili, è inseparabile dallo spazio stesso e dalla mente di tutti gli esseri illuminati; viene chiamato Dharmakaya, cioè Stato di verità, e rappresenta l'illuminazione stessa intesa non soltanto come meta, ma anche come condizione naturale (riconosciuta o meno) di tutti gli esseri. Nei lignaggi della tradizione Nyingma, il Dharmakaya...."