Testi di Maestri buddhisti e non, contemporanei e del passato, trovati in rete, tradotti e riadattati.
Possa questo mio modesto contributo essere di beneficio per tutti gli esseri.
- Thupten Nyima -
DUSUM SANGYE

La preghiera a Guru Rinpoche
che disperde gli ostacoli e realizza le aspirazioni


Tulku Urgyen Rinpoche
canta DUSUM SANGYE



"....Morire soddisfatti e pacificamente è cruciale per un buon passaggio. Lasciamo andare ogni paura o rimpianto, non siamo tristi e non indulgiamo in alcun senso di perdita o separazione. Nel frattempo, apprendiamo questo processo e prepariamoci a compiere una transizione senza ostacoli. La presentazione e lo studio di questi dettagli ci avverte su ciò che ci attende, in modo che possiamo prevedere gli ostacoli e imparare ad agire appropriatamente e coraggiosamente attraverso tutti gli stadi, senza essere distratti da inutili speranze e paure....."
"...Potrei facilmente presentarvi il Buddhismo in maniera molto diplomatica; potrei spiegarvelo con parole molto dolci. Potremmo gestire questo corso di cinque giorni come fossimo in un locale notturno, con molte parole carine, ballando e divertendoci. E’ possibile farlo, ma non è questo il punto. Siete venuti qui per la meditazione, non per uno spettacolo. In realtà, siete venuti qui proprio perché sapete già tutto quello che c’è da sapere sul tipo di divertimento che potete trovare in un locale notturno...."
"... L'inizio di una pratica di meditazione costante comporta un cambiamento negli impegni abituali della giornata. Inserire, ogni tanto, una breve meditazione nella vita di tutti i giorni è relativamente semplice, ma quando si vogliono fare le Pratiche Fondamentali del Grande Sigillo, la cosa diventa più impegnativa e richiede più tempo. Ecco alcune idee e suggerimenti per chi compie i primi passi sulla via...."
"... Il termine con cui i tibetani indicano la meditazione significa letteralmente "familiarizzazione", che consiste nell'avvicinarsi alla comprensione di qualcosa mediante la semplice ripetizione. E' quindi molto semplice: la ripetizione porterà all'abitudine, per poi divenire qualcosa di totalmente spontaneo. E' così che la pratica del Dharma diverrà facile, semplice e molto naturale..."
Mandala - Lineage Nyingma - XIX° Sec.
Archivi del Monastero di Shechen


"... Spesso si crede che meditare significhi imporre uno stato di vuoto alla mente, uno stato senza pensiero né movimento mentale: quest’idea è sbagliata, perché se la meditazione fosse uno stato senza pensiero, questo tavolo davanti a noi starebbe meditando! La meditazione non ha nulla a che vedere con il fatto di creare un vuoto volontario nella mente: meditare non significa bloccare il movimento dei pensieri, ma restare in uno stato in cui questi pensieri non fanno presa. Se non ci fossero pensieri o movimento concettuale nella mente, chi mediterebbe?..."

"... E’ stato scritto anche che l’Abhidharma è raccomandato solo a quelli che si sforzano sinceramente di realizzare lo scopo della pratica buddhista e la sua conoscenza è essenziale per i maestri del Dharma. Questo rispetto per l’Abhidharma si trova non solo nella tradizione Theravada ma anche nelle altre grandi tradizioni buddhiste. Per esempio Kumarajiva, il grande traduttore centro-asiatico famoso per la traduzione degli scritti Madhyamaka in cinese, affermava che se voleva insegnare la filosofia buddhista ai cinesi, avrebbe dovuto cominciare con l’Abhidharma. Anche nella tradizione tibetana l’Abhidharma è una parte importante della pratica monastica.

Come mai l’Abhidharma è tenuto in così alta considerazione? La ragione principale è che la conoscenza dell’Abhidharma, nel senso generale di comprendere l’insegnamento ultimo, è assolutamente necessaria per realizzare la saggezza, che a sua volta è necessaria per ottenere la liberazione. Per quanto uno mediti e conduca una vita virtuosa, non può raggiungere la liberazione senza l’intuizione profonda della vera natura delle cose...."
Avalokiteshvara - Rakta Lokeshvara
Tibet, lineage Gelug, XIX° Sec.

"... In Europa e in America si ritiene che il pensiero buddhista sia particolarmente avanzato, rigorosamente razionale e raffinato. Quando per la prima volta andai nei paesi dell’Asia sud-orientale, devo ammettere che fu uno shock per me scoprire che molti in quei paesi considerano il buddhismo superato, irrazionale e vincolato ad antiquate superstizioni. Questo è uno dei due atteggiamenti che impedisce la giusta comprensione del buddhismo in tali comunità di tradizione buddhista. L’altro fraintendimento che affligge il buddhismo in queste comunità è il considerarlo un pensiero così profondo e astratto che nessuno lo può veramente capire. Forse è proprio l’arroganza intellettuale degli Occidentali che li ha salvati da una tale aberrazione. Insomma si può dire che l’atteggiamento mentale con cui l’Occidente e l’Oriente considerano il buddhismo sia diametralmente opposto. Per questo voglio cominciare il nostro studio del buddhismo considerandolo da due diverse prospettive...."
"...Prima o poi dovremo confrontarci con l’inevitabile realtà della morte.
Se pratichiamo gli insegnamenti durante la nostra vita è per superare qualsiasi paura al momento della morte. Saremo capaci di affrontare questa prova con fiducia, completamente certi di cosa fare e cosa evitare, e di come la mente può usare questa particolare opportunità per liberare se stessa dal ciclo della morte e della rinascita. Questa dovrebbe essere la consapevolezza che sottende la pratica quotidiana per tutta la nostra vita...."
"... Prepariamoci al sonno coscientemente, mantenendo una motivazione pura. Abbandonando la trascuratezza, cerchiamo di addormentarci in uno stato di rilassata attenzione. Come pratichiamo la presenza mentale nel sogno?..."
CHE COSA RIMANE DI NOI

Fra il 1994 e il 2004, Kalsang Dolma, una giovane tibetana profuga in Canada, compie una dozzina di viaggi in Tibet munita di una piccola videocamera e di un lettore video. Con sè porta un filmato contenente un messaggio di speranza del Dalai Lama per il suo popolo e lo mostra nelle case e nei monasteri a 103 tibetani. Tutti sono consapevoli di rischiare la propria vita pur di diffondere ed ascoltare le parole di Sua Santità. Da questa rischiosissima impresa nasce un documentario di grandissima intensità emotiva che per diversi anni è stato proiettato in sale selezionate e con le adeguate misure di sicurezza per evitare la diffusione incontrollata delle immagini. Questo per tutelare i tibetani, che consapevolmente hanno preso parte al progetto, dalle inevitabili ritorsioni del governo cinese. Gli autori del documentario, attraverso canali comunicativi privilegiati, sono sempre rimasti in contatto con i partecipanti in modo da denunciare qualsiasi episodio di ritorsione nei loro confronti. Il tempo è passato e in qualche modo anche la Cina è cambiata. Il filmato ha raggiunto Pechino e il silenzio e l'indifferenza sono diventati i peggiori nemici del popolo tibetano. Sono stati consultati i leaders della comunità tibetana in esilio ed alcuni partecipanti al documentario che nel frattempo avevano raggiunto l'India. E' stato quindi deciso di dare al filmato la più ampia diffusione possibile, in modo da rompere il silenzio e far partecipe il maggior numero possibile di persone al supporto della non violenza e alla tutela dei tibetani rimasti in patria. Quello che segue è un piccolo trailer del documentario, e questo è il
sito del progetto.

Avalokiteshvara - Sahasrabhujalokeshvara
(11 facce, 1000 braccia)
Tibet, lineage Nyingma e Gelug, XVIII° Sec.

"... I bardo non esistono al di fuori di noi, sono il contesto della nostra esperienza. Ciò è molto importante che sia compreso. Non dovete pensare di essere in uno stato intermedio, in un bardo, solamente in certi momenti. L'intero universo del samsara e del nirvana si svolge nei bardo. Dall'inizio del nostro sogno e fino al momento in cui non ci svegliamo completamente, rimaniamo sempre nei territori del bardo. Fino a che siamo intrappolati dall'attaccamento e dall'illusione dell'ego, siamo nel bardo...."
"... Solo la nostra ricerca della felicità ci impedisce di vederla. E’ come inseguire un arcobaleno senza poterlo prendere. Sebbene non esista, esso è sempre lì e ci accompagna continuamente....."
"... Lo scopo della pratica buddhista è quello di porre fine alla sofferenza.
Un rifugio è un luogo dove stare per essere liberi dal pericolo, dalla paura e dalla sofferenza.
Nel Buddhismo, il Rifugio è una metafora che indica la consapevolezza o la presenza.
E’ un ricordo dell’orientamento di base della pratica, cioè che la fine della sofferenza si ottiene essendo presenti e consapevoli..."

Manjusri e Vajrabahirava (Yamantaka)


"... Come può un'azione del passato causare un'esperienza nel presente senza una qualche forma di pre-determinismo? Se tutto è pre-determinato, come possiamo liberarci dal ciclo di esistenze? Se guardiamo al karma senza la lente deformante della nozione occidentale di causalità, possiamo comprendere più chiaramente....."
"... La pratica quotidiana dello Dzogchen intende semplicemente sviluppare un'accettazione disinteressata e un'apertura senza limite in tutte le circostanze. Dobbiamo intendere quest'apertura come se fosse un campo da gioco per le nostre emozioni, interagendo con il nostro prossimo senza artificialità, senza manipolazione e senza strategia. Tutte le cose vanno sperimentate nella loro totalità, senza ritrarci in noi stessi come fanno le marmotte che si rifugiano nei loro buchi....."
100 Divinità Pacifiche e Irate
Nyingma - XVIII° Sec.


"... Intorno a mezzanotte mi chiamano per riparare il letto del Lama. In qualche modo lo ha sfasciato, staccandolo dai suoi supporti. Adzom Paylo Rinpoche è un uomo grande e grosso, ben più alto di sei piedi, ed evidentemente non ci va piano con il mobilio......."

...Un maestro Zen contemporaneo, Uchiyama Roshi, ci offre un'interpretazione dei sei reami intesi come sei possibili attitudini errate alla meditazione. ...
"... L'illuminazione è la più formidabile delle felicità e non può finire. Precludere per pigrizia l'accesso della propria mente al suo potenziale più ricco è un errore doloroso. Chiunque, rimanendo ad un livello concettuale, pensa di essere il proprio corpo e di possedere le proprie cose, non ha il potere di beneficare gli altri e non troverà nessun conforto quando la perdita, la vecchiaia, la malattia e la morte arriveranno....."

Questo testo è il contributo che Lama Ole Nydahl ha voluto dare al progetto Keo

"... Ogni momento è la continuazione del momento precedente. Questa successione di momenti avviene continuamente. Possiamo dire che il me stesso di oggi è l'incarnazione del me stesso di ieri. Possiamo anche vedere la cosa come una continuazione della mente e del processo di pensiero. Reincarnazione significa semplicemente continuazione della mente, anche se normalmente non ragioniamo in questi termini perchè stiamo continuando questa mente, questo pensiero nello stesso corpo...."

Il testo è stato da me tradotto e leggermente rieditato soprattutto nella sezione finale delle domande, in modo che il contenuto risultasse più chiaro rispetto alla trascrizione diretta originale dell' insegnamento di Rinpoche. Mi scuso quindi fin da ora per qualsiasi eventuale inesattezza o mancanza presente, derivanti esclusivamente dalla imperfezione del mio intervento.
La difformità della descrizione del bardo rispetto alla maggior parte degli insegnamenti è invece, penso, dovuta alla precisa scelta di Tai Situ Rinpoche di semplificare all'estremo una descrizione di per sè piuttosto complessa.

I SEGNI DELLE PROSTRAZIONI

Duemila prostrazioni al giorno, ogni giorno per decine di anni. La devozione del monaco tibetano Hua Chi non solo lascia il segno sulla sua anima ma, più prosaicamente, sul pavimento di un tempio vicino a Tongren, nella provincia di Qinghai/Amdo. Dove ormai sono evidenti le impronte impresse nel legno nel punto esatto dove da anni si mette a pregare. Hua Chi, settantenne, è anche dottore di medicina tradizionale. Da anni ogni mattina prima dell'alba viene al tempio a pregare, sempre nello stesso posto. Mette i piedi nelle impronte e si inchina, fino a toccare il suolo con la fronte, i gomiti e le ginocchia, in un rituale ormai consolidato. Una sola cosa è mutata negli anni: "Prima lo facevo tra le 2000 e le 3000 volte ogni giorno", dice il monaco. "Con l'età sono sceso a 1000".





ALLA SCOPERTA DELLA MENTE NATURALE


L'Associazione Dawa ha il piacere di presentare il prossimo incontro di meditazione tenuto da Italo Choni Dorje che si svolgerà a Rubano (Padova) il prossimo 19 aprile.
Qui
puoi scaricare il volantino con il programma e le indicazioni stradali.
Le donazioni raccolte saranno destinate a sovvenzionare il "Progetto Acqua"

EMERGENZA ACQUA PER UNA PICCOLA COMUNITA' DEL TIBET ORIENTALE

L’Associazione Dawa è una associazione senza scopo di lucro il cui principale intento consiste nell’aiutare una piccola comunità tibetana che vive nel Kham, una zona remota e davvero sperduta tra le alte montagne dell’estremo Tibet orientale; basti pensare che la corrente elettrica è arrivata in questo posto solo nel 2004. Questa comunità è costituita da un monastero che ospita 1500 monaci e monache e da un villaggio adiacente nel quale vivono all’incirca 2000 persone, di cui 400 tra disabili, anziani e indigenti ricevono cura, cibo e alloggio presso il monastero stesso. Questa è una zona molto importante per la preservazione della tradizione spirituale del Buddhismo tibetano, e qui esistono ancora Lama che trasmettono insegnamenti spirituali sia a monaci sia alla popolazione laica, cosa non più così comune oggi in Tibet.

In questa comunità, tra i tanti problemi che si devono affrontare quotidianamente, ne esiste uno particolarmente serio: quello dell'acqua potabile. Infatti un’unica fonte di acqua pulita deve coprire il fabbisogno di tutta la comunità. L’acqua è raccolta manualmente e trasportata sulla schiena con l'aiuto di tante persone fin dove serve, spesso in condizioni atmosferiche davvero proibitive data l'altitudine di circa 4000 mt.


L’acqua serve oltre che per bere, cucinare e lavarsi, anche per l’agricoltura e per irrigare i nuovi alberi messi a dimora dopo che la zona è stata completamente disboscata per vendere il legname (ovviamente non dagli abitanti del luogo). L'acqua serve anche per il locale ospedale finito di costruire nel 2007 grazie alle donazioni raccolte da Dawa. In questa struttura la popolazione è curata in base ai principi della medicina tradizionale tibetana, e vengono preparati antichissimi rimedi a base di erbe locali raccolte manualmente e trasformate in pillole distribuite gratuitamente.

Il progetto “emergenza acqua” consiste nel portare l’acqua da 6 piccole sorgenti poste nei dintorni, in 3 grandi vasche di raccoglimento da dove poi viene fatta confluire fin presso ai fabbricati. Il progetto prevede diverse fasi: la costruzione di una strada principale inferiore, una strada mediana e una superiore nel villaggi (attualmente esistono solamente sentieri, carreggiate e mulattiere fangose e scoscese); l’installazione di condotti per l'acqua negli edifici più importanti come nelle cucine, bagni pubblici, e ospedale; la costruzione di vasche settiche per 5 bagni già esistenti e costruiti a scopo sperimentale, più la costruzione di almeno altri 60 bagni con relativa fossa biologica; infine la costruzione di un sistema d’irrigazione per la riforestazione, il fabbisogno agricolo e quindi anche alimentare. Tutto questo richiede sforzi di natura economica completamente al di fuori della portata di questa piccola comunità. Un budget accurato è stato stilato da tecnici locali insieme a tecnici occidentali e la cifra totale per realizzare l’intero progetto ammonta a circa 415.000 dollari.


Clicca Progetto Acqua per visualizzarlo on-line.
Scarica il
pdf informativo e manda il tuo contributo qui.
A nome di coloro che riceveranno il tuo contributo e di tutti gli operatori, il nostro più sincero ringraziamento.

"... Sebbene la morte possa apparire in forme diverse, in realtà essa accade sempre ed esattamente allo stesso modo. In primo luogo, la coscienza si ritrae dai sensi di percezione nel canale centrale di energia, un asse che attraversa il corpo e che presenta polarizzazioni all'estremità..."

Il mandala delle cinque famiglie di buddha - L'origine del sentiero - L'istinto e la prospettiva del mandala - I tre aspetti della percezione - Prospetto delle cinque famiglie di buddha - Il buddha del sambhogakaya
"... Tutti noi abbiamo nella nostra vita una qualche relazione difficile che sembra sostenuta solo dal collante dell'attaccamento e dell'aspettativa.
E' vero che nutriamo amore e attenzioni per la persona coinvolta in questo tipo di relazione, ma, allo stesso tempo, sentiamo che la cosa non è chiara, che è piena di complessità. Dentro di noi percepiamo un conflitto emotivo quando pensiamo a queste persone o quando le incontriamo...."

Il caos ordinato - La lama del rasoio - Ritratto della mente confusa - Il gioco della sentinella - La lubrificazione del samsara - La totalità - Il mandala dell'essere incondizionato
RITIRO DI PRIMAVERA








Come tutti gli anni, con l'arrivo della buona stagione, il sangha Dzogchen Nyingthig di A_zom Rinpoche si riunisce nelle Marche per un ritiro di meditazione guidato da Italo Choni Dorje. Di seguito il link con tutti i particolari:

Scapezzano Marzo 2009
Bhaishajyaguru - Tibet Orientale - XVII° Sec.
a cura di Thupten Nyima



“Estremamente rari sono i risvegliati.

Di questi, difficilmente visibili nel mondo,

Io sono il senza pari che guarisce….”


Così parlò Buddha Shakyamuni, stabilendo la ricca tradizione del paragonare e, fino ad un certo punto, dell’eguagliare la pratica e la realizzazione a un processo di guarigione. Da questo punto di vista, una vita di illusione è vista come una condizione di malattia, e il Dharma è considerato il “rimedio sovrano” che conduce alla liberazione dalla sofferenza in tutte le sue forme. Negli ultimi secoli, questa giustapposizione di concetti ha trovato nell’ambito della tradizione Mahayana una rappresentazione nella figura di Bhaishajyaguru, il Maestro della Guarigione......... LEGGI IL SEGUITO


“....L’idea di relazione deve cadere in pezzi. Quando realizziamo che la vita è l’espressione della morte e la morte è l’espressione della vita, che la continuità non può esistere senza la discontinuità, allora non vi è più bisogno di afferrarci ad una e aver paura dell’altra. Non c’è più nessuna base per i coraggiosi o per i vigliacchi. Si vede che la relazione è l’assenza di qualsiasi punto di vista...”
Il bodhisattva e gli avvoltoi
- Shantideva -

Traduz. Thupten Nyima

"... Prima di tutto fai a pezzi nella tua mente questo sacco di pelle. Libera la carne dalla gabbia delle ossa tramite la lama della saggezza. Spezza le ossa, guardaci dentro fino al midollo. Continua a guardarci e a cercarne la pura essenza....."