Testi di Maestri buddhisti e non, contemporanei e del passato, trovati in rete, tradotti e riadattati.
Possa questo mio modesto contributo essere di beneficio per tutti gli esseri.
- Thupten Nyima -
Eventi straordinari




I "ringsel" (sanscrito "sarira") sono una tipologia di reliquie a forma di piccole sfere bianche o policrome che a volte si rinvengono fra le ceneri risultanti dalla cremazione di un praticante. La presenza di queste perle, soprattutto se di cinque colori, viene interpretata come la certezza che il praticante ha conseguito i cinque corpi e le cinque saggezze. Solo raramente la scomparsa del corpo fisico durante la manifestazione del corpo di arcobaleno (segno della suprema realizzazione Mahamudra e Dzogchen) è completa, mentre sono più frequenti i casi in cui residuano i ringsel.
A volte la parola "ringsel" è tradotta come "santuario" o "scrigno", e quindi usata per indicare qualcosa che proviene da un luogo santo o che contiene qualcosa di prezioso. "Reliquie del santuario/scrigno del cuore "sono i ringsel che si suppone provengano dal cuore/mente di un realizzato. In un'accezione più vasta, essendo nel Buddhismo un santuario qualcosa che è stato costruito per ricordare qualcos'altro di essenzialmente intangibile, ecco che la funzione dei ringsel diventa appunto quella di ricordarlo o costituire un tramite con esso. Per questo i ringsel sono sempre considerati fonte di potenti benedizioni.
Nel filmato i ringsel cadono dal cielo durante la preghiera officiata da A_zom Rinpoche per il raggiungimento della Terra Pura di Amitabha.
"... Prima di tutto, dobbiamo sapere perché facciamo le prostrazioni. Noi non le facciamo per ingraziarci qualcuno. Non le facciamo per il Buddha. Tali concetti sono completamente errati. Il Buddha non è un dio di questo mondo. Noi ci prostriamo per purificare tutte le situazioni del passato nelle quali non abbiamo rispettato gli altri. Essendo interessati alla nostra soddisfazione e a noi stessi, abbiamo commesso molte azioni negative.
Le prostrazioni ci aiutano a riconoscere che c'e qualcosa di più significativo di noi stessi. In questo modo noi purifichiamo l'orgoglio che abbiamo accumulato attraverso innumerevoli vite pensando: "Io ho ragione", "Io sono migliore degli altri", "Io sono il più importante"...."
Ani Jetsun Rinpoche
canta la


"... Tara (in tibetano : sGrol-ma) è una delle dee più amate venerate dagli appartenenti al Veicolo di Diamante, la forma tantrica del buddhismo tuttora praticata in Tibet, in Mongolia e in tutta la regione himalayana.
Divinità femminile di origine indiana, è un Bodhisattva Celestiale che personifica la materna ed amorevole sollecitudine dei buddha nel suo aspetto di intervento rapido ed efficiente per proteggere e salvare tutti gli esseri senzienti. Nella sua raffigurazione più comune - denominata Tara Verde - è rappresentata seduta su di un trono di loto : la sua gamba sinistra è ripiegata (simbolo del controllo sul desiderio e sull'energia sessuale) e la destra è protesa col piede appoggiato su un piccolo loto più in basso (per indicare che è pronta ad alzarsi per venire in aiuto di tutti gli esseri)..."
Avalokiteshvara/Chenresig
Tibet Orientale XVIII° Sec.


"... Gli insegnamenti buddhisti possono essere suddivisi in via del sutra e via del tantra. La via del sutra e' basata sulle cause, e quella del tantra sugli effetti. Si tratta in entrambi i casi di usare una via per liberare noi stessi da una visione dualistica in modo da poter raggiungere lo stato di liberazione. Sulla via del sutra si analizza come prima cosa la causa che porta ad una visione dualistica. Si scopre che la radice di questa visione dualistica e' l'aggrapparsi ad un "io", la nostra ignoranza. Poi si continua l'analisi. Da dove proviene questa idea? Qual'e' l'essenza dell'aggrapparci ad un "io"? Quali sono i suoi segni? Cosa ne e' la causa, etc.? Infine, si arriva alla conclusione che la propria identita' non esiste veramente..."

"... La trasmissione da mente a mente dei Buddha IL DHARMAKAYA: SAMANTABHADRA (TIB. KUNTUSANGPO) Tutti gli insegnamenti dello Dzogchen discendono direttamente dallo stato della più alta realizzazione, dalla condizione primordiale di completa libertà da ogni punto di riferimento concettuale. Questo stato di perfetto risveglio, privo di caratteristiche e attributi osservabili, è inseparabile dallo spazio stesso e dalla mente di tutti gli esseri illuminati; viene chiamato Dharmakaya, cioè Stato di verità, e rappresenta l'illuminazione stessa intesa non soltanto come meta, ma anche come condizione naturale (riconosciuta o meno) di tutti gli esseri. Nei lignaggi della tradizione Nyingma, il Dharmakaya...."